Fondi coesione, a Comuni e Città 4,5 miliardi per 818 misure. Rottamazione quater, arriva il ripescaggio. Rottamazione 4, si paga da luglio IN EDICOLA E IN DIGITALE Adesioni per i decaduti entro il 30 aprile, poi i versamenti. Le sanatorie e i costi occulti per il sistema. Giustizia tributaria al riordino. Il principio di proporzionalità non rende sanzionabile il lieve inadempimento. Contraddittorio, l’ente sceglie.
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Fondi coesione, a Comuni e Città 4,5 miliardi per 818 misure.
La geografia dei fondi di coesione si è definita nella trama dei 23 accordi che il Governo ha siglato con le Regioni e le Province autonome fra il settembre del 2023 e il novembre scorso, in base al meccanismo pensato con il decreto Sud (Dl 124/2023) nel tentativo di rivitalizzare una capacità di attuazione dei programmi che i dati sulla spesa effettiva hanno fin qui mostrato parecchio in sofferenza. Come accade nel Pnrr, però, un ruolo di primo piano in questo sforzo tocca ai Comuni, che insieme alle Città metropolitane sono titolari di alcuni degli interventi più visibili per le comunità locali e la loro vita quotidiana. Da lì, insomma, passerà una fetta importante delle chance di successo della riforma dei fondi di coesione, anche sul piano della percezione diffusa che dovrebbe rappresentare il primo obiettivo delle politiche pubbliche. A misurare i numeri di questo impegno è un dossier appena realizzato dall’Anci dopo aver passato in rassegna i contenuti delle intese firmate fra le Regioni e il Governo, sotto la regia del ministro per il Pnrr e la Coesione Raffaele Fitto prima e del suo successore Tommaso Foti poi.
Rottamazione quater, arriva il ripescaggio.
Ci si sono messi anche i tifosi, o meglio la Consulta che dovrebbe rappresentare la loro voce nelle società di calcio, a far litigare la maggioranza rendendo ancor più sincopato il faticoso cammino della legge di conversione del Milleproroghe alla commissione Affari costituzionali del Senato. Nel tardo pomeriggio il tira e molla del pallone, tra Forza Italia che chiedeva di rinviare a lungo l’entrata in vigore della Consulta e la Lega contraria all’idea, si è chiuso con l’intesa di una proroga di altri due anni, da fine 2025 al 31 dicembre 2027, e i lavori sono ripresi. Ma nel frattempo i lavori si sono allungati per l’ennesima volta. Il calendario lungo per l’intesa biennale con il Fisco è stato chiesto anche ieri a gran voce da commercialisti, artigiani e commercianti, che chiedono più tempo per valutare pro e contro dell’accordo. Ma a complicare il tutto ci sono le tensioni che agitano la maggioranza sul fisco e non solo.
Rottamazione 4, si paga da luglio IN EDICOLA E IN DIGITALE Adesioni per i decaduti entro il 30 aprile, poi i versamenti.
Si apre un nuovo varco per rientrare nella rottamazione fino al 30 aprile 2025, per i decaduti della sanatoria n. 4. Le istanze di riammissione dovranno essere inviate entro tale data, poi, successivamente, l’Agenzia delle entrate-Riscossione comunicherà entro il 31 luglio 2025 il piano di ammissione e il contribuente riprenderà i pagamenti delle rate precedentemente non saldate. Tutti i contribuenti che, al 31 dicembre 2024, sono decaduti dalla Rottamazione Quater a causa del mancato, insufficiente o tardivo versamento delle somme dovute in seguito all’adesione alla definizione agevolata, potranno essere riammessi. Si ipotizza una platea di 600 mila potenziali interessati per un gettito lordo atteso di 483 mln di euro. È la novità approvata nella serata di mercoledì 12 febbraio 2025 nella commissione affari costituzionali di un emendamento governativo alla legge di conversione del decreto mille proroghe dl 204/24. Beffa per chi si è affrettato a dilazionare le cartelle oggetto di decadenza dalla rottamazione 4 per evitare i pignoramenti, iniziando in tal modo a pagare le rate. I pagamenti già effettuati, nel caso in cui decidano di accedere al nuovo treno della rottamazione 4, ( si veda altro articolo in pagina) non saranno rimborsati. Molti contribuenti, che hanno saltato una rata della rottamazione, decadendo dai benefici della sanatoria, sono stati, infatti, prontamente aggrediti dal riscossore e sono corsi ai ripari, accedendo, ed iniziando a pagare le rate delle dilazioni ordinarie.
Le sanatorie e i costi occulti per il sistema.
Non sempre i numeri svelano tutte le verità. Si prenda la rottamazione-quater, prevista dalla legge di Bilancio per il 2023 (n.197/2022): ha sinora garantito incassi per oltre 11 miliardi di euro, con 3,8 milioni di domande di sanatoria da parte di oltre 3 milioni di contribuenti, per un totale di ben 100 miliardi di euro di debiti, ma con un tasso di adempimento pari al 50 per cento. In ogni caso, l’ultima rottamazione ha abbondantemente superato ogni previsione, a partire da quelle dello stesso governo che stimava entrate di gran lunga inferiori (circa 2,5 miliardi all’anno per un quinquennio). Intanto, ulteriori incassi arriveranno da parte di quanti hanno scelto di pagare a rate (l’86% dei contribuenti). E una manciata di milioni, 130-140 secondo le stime del direttore dell’agenzia delle Entrate, potrà affluire anche da chi – decaduto dalla sanatoria per non aver effettuato regolarmente i versamenti – sceglierà di sfruttare la riammissione nei termini e il nuovo calendario ora in arrivo con la conversione del Dl Milleproroghe.
Giustizia tributaria al riordino.
Riordino delle corti di giustizia tributaria con un decreto legislativo ad hoc tenendo conto dei criteri riferiti al usso medio dei ricorsi pervenuti alle sedi giudiziarie nell’ultimo triennio 2022-2024, il numero degli enti impositori e della riscossione, l’estensione del territorio e il relativo numero degli abitanti. Mentre è in fase di ultimazione un provvedimento sul caro energia con misure per contenere il prezzo delle bollette. A fare il punto sui temi di giustizia tributaria e caro energia è il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti in risposta a question time al senato, giovedì 13 febbraio 2025.
Il principio di proporzionalità non rende sanzionabile il lieve inadempimento.
Il principio di proporzionalità implica la non sanzionabilità del lieve inadempimento, così restringendo l’area operativa della «culpa in adempiendo» per l’affermarsi di una necessità di mitigazione dinanzi a un comportamento di buona fede del contribuente. Così si è pronunciata la Cgt di secondo grado della Lombardia con la sentenza 392/17/2025
Contraddittorio, l’ente sceglie.
Gli enti locali sono tenuti a indicare gli atti esclusi dal contraddittorio preventivo. Devono individuare, con regolamento, gli atti automatizzati, sostanzialmente automatizzati, di pronta liquidazione e di controllo formale delle dichiarazioni per i quali non è obbligatorio attivare il contraddittorio anticipato con il contribuente. Lo prevede la norma contenuta nello schema di decreto legislativo di riforma del sco locale, attuativo dei principi della legge delega 111/2023, su cui sta lavorando il viceministro al Mef Maurizio Leo.
Il video
https://www.youtube.com/watch?v=dW9sWhsuxvI
Il podcast
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