Stampa & Tributi del 9 Agosto 2024

Estratti ruolo, ricorsi allargati.  Le Entrate non possono cedere i dati e le informazioni fiscali a terzi. Tari, la stagionalità va provata. Verso la revisione dell’imposta di soggiorno: il punto di partenza. Tassa di soggiorno, ecco le dieci città che incassano di più. Vola Firenze: +64% in un anno.

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La rassegna stampa si interrompe per il periodo di ferragosto e riprenderà regolarmente a far data dal 19 agosto.

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Estratti ruolo, ricorsi allargati

I contribuenti avranno più possibilità di difesa rispetto agli “estratti di ruolo”. Si potrà infatti opporre ricorso anche dimostrando un pregiudizio nell’ambito di una procedura di crisi d’impresa, di un’operazione di finanziamento o nella cessione di un’azienda. Lo prevede il dlgs 110/2024 di riforma della riscossione, che modifica la legge Pittella (215/2021) la quale ha introdotto il divieto di impugnazione degli estratti ruolo. Tuttavia, tale riforma di riordino porta con sé alcune limitazioni implicite: chi ha subito un fallimento o chi ha subito un pignoramento è ancora senza difese (salvo quelle dirette). Inoltre nulla è previsto per i contribuenti decaduti dalle difese nel tempo tra l’entrata in vigore della legge Pittella e la riforma summenzionata; il tutto aprendo ad una incognita: si potrebbe profilare una incostituzionalità parziale su questo aspetto. Ma andiamo con ordine.

Le Entrate non possono cedere i dati e le informazioni fiscali a terzi

È espressamente vietato all’amministrazione finanziaria cedere a terzi i dati e le informazioni relative ai contribuenti. In particolare, non possono formare oggetto di divulgazione verso l’esterno i dati dei contribuenti che l’Agenzia delle entrate ha il potere di acquisire, grazie anche alle nuove analisi del rischio codificate dal DLgs n.13/2024, attraverso l’interoperabilità fra l’anagrafe tributarie e le banche dati di altri soggetti pubblici. Il suddetto divieto di cessione a terzi dei dati e delle informazioni riguardanti i contribuenti italiani è ora espressamente sancito nel nuovo articolo 9-ter dello statuto del contribuente, la cui rubrica è “divieto di divulgazione dei dati dei contribuenti”. Tale disposizione è in vigore dal 18/01/2024 per effetto del Dlgs. n.219/2023.

Tari, la stagionalità va provata

Spetta al titolare di un’attività commerciale dimostrare di avere diritto alla riduzione della Tari se la stessa viene svolta solo per una parte dell’anno. Il carattere stagionale dell’attività deve essere provato dal contribuente con la produzione di una licenza rilasciata dalla pubblica autorità. Tuttavia, la riduzione tariffaria può essere riconosciuta solo nel caso in cui l’amministrazione comunale abbia previsto l’agevolazione nel regolamento. Lo ha chiarito la Corte di cassazione, sezione tributaria, con l’ordinanza 21181 del 29 luglio 2024.

Verso la revisione dell’imposta di soggiorno: il punto di partenza

In vista del prossimo incontro tra il Governo e i sindaci riguardo l’imposta di soggiorno, è opportuno esaminare le norme attualmente in vigore. Nel 2023, questa imposta ha generato quasi 610 milioni di euro per le casse dei Comuni. Le città capoluogo di provincia, le Unioni di comuni e i municipi elencati nelle liste regionali delle località turistiche o città d’arte, sono autorizzati a istituire, tramite una deliberazione del consiglio, un’imposta di soggiorno a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive del proprio territorio.

Tassa di soggiorno, ecco le dieci città che incassano di più. Vola Firenze: +64% in un anno

L’ottimo stato di salute del turismo si riflette sui conti dei Comuni che applicano l’imposta di soggiorno: nel 2023 (anno da primato con oltre 134 milioni di arrivi e 451 milioni di presenze) erano 1.259 le amministrazioni in cui era in vigore la “tourist tax” (in crescita rispetto ai 1.146 del 2022) con un incasso complessivo di 792 milioni di euro, pari a un incremento del 26%. Un panorama che potrebbe presto mutare vista la volontà del Governo di modificare il tributo introducendo importanti novità: l’estensione a tutti i Comuni che vorranno applicare la tassa (e non solo i capoluoghi di provincia e i comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte, come previsto al momento) e l’introduzione di un sistema legato non più alla classificazione della struttura ricettiva ma al costo per notte. La tariffa più alta arriverebbe a 25 euro per gli alberghi di lusso. In ogni caso gli incassi sono destinati a lievitare visto i numeri del settore turistico nel 2024 e la possibilità (prevista dalla legge bilancio 2023) per i Comuni con presenze turistiche venti volte superiore a quello dei residenti di innalzare l’imposta sino a un massimo 10 euro a notte e di aumentarla fino a due euro in occasione del Giubileo 2025.

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Il video

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Il podcast

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