Rifiuti, con il deficit d’impianti al Sud più costi e meno incassi. Tari, le città sono in difficoltà
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Rifiuti, con il deficit d’impianti al Sud più costi e meno incassi.
di Gianni Trovati
La tariffa rifiuti si evade con più frequenza dove la bolletta media è più alta. La bolletta cresce insieme ai costi del servizio, che per legge devono trovare nella tariffa una copertura integrale, che si gonfiano dove mancano gli impianti di smaltimento. Il deficit impiantistico, però, oltre a moltiplicare le spese per esempio con i viaggi dei rifiuti verso i territori dove i termovalorizzatori ci sono, complica la gestione del servizio e ne peggiora di conseguenza la qualità percepita. Ed è naturale che la propensione ai mancati pagamenti salga insieme al livello di insoddisfazione dei cittadini, perché in una città invasa ciclicamente dai rifiuti quello con la Tari diventa un appuntamento particolarmente antipatico. E tutti questi anelli costruiscono la catena del circolo vizioso in cui è invischiata gran parte del Centro-Sud. A descriverlo in modo puntuale è un nuovo focus sul tema, pubblicato ieri dall’Ufficio parlamentare di bilancio per indagare «carico fiscale, riscossione e implicazioni sui bilanci dei Comuni» prodotti dalla Tari. È sufficiente scorrere le 31 pagine del focus per capire come mai proprio la Tari offra la sintesi delle cause e soprattutto delle conseguenze dell’evasione fiscale, e offra quindi lezioni utili anche in campi molto più ampi rispetto a quello della tariffa rifiuti.
Tari, le città sono in difficoltà
di Giovanni Galli
Più i comuni sono grandi meno riscuotono la Tari. I versamenti spontanei e la capacità di recupero dei crediti relativi alla tassa sui rifiuti tendono a diminuire all’aumentare della popolazione, pur in presenza di un’elevata variabilità tra gli enti di dimensione simile. A parità di popolazione, la riscossione in conto competenza è più bassa nei comuni più urbanizzati. La capacità di riscossione dei comuni è in genere limitata (nonostante i miglioramenti post pandemia), e gli incassi complessivi nel triennio 2021-23 si attestano mediamente all’85% degli importi accertati, con una marcata differenza tra Nord (94%), Centro (86%) e Sud (77%). La riscossione in conto residui (crediti Tari maturati negli esercizi precedenti) appare anche inferiore a quella in conto competenza o da adempimento spontaneo (crediti maturati nell’anno). Nel 2023 la metà degli Enti locali ha riscosso in conto competenza meno del 71,4 per cento della Tari accertata, a fronte di meno del 24,3 per cento dello stock dei residui attivi.