Riscossione, magazzino fuori, verso l’affidamento a società partecipata del mineconomia. Enti non profit, recupero dell’Ici non pagata. Ici del no profit, oggi il primo ok ai recuperi col freno tirato. Statuto del contribuente, gli aspetti applicativi secondo Assonime.
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Riscossione, magazzino fuori, verso l’affidamento a società partecipata del mineconomia.
Di Cristina Bartelli
Magazzino della riscossione, gli oltre mille e duecento miliardi di giacenze verso l’affidamento a Amco, Asset management company, società controllata dal ministero dell’economia e specializzata nella gestione dei crediti deteriorati. A delineare questo possibile scenario è il viceministro dell’economia Maurizio Leo intervenuto ieri, insieme al sottosegretario Federico Freni in audizione in commissione bilancio del Senato sulla misura contenuta nel dl fiscale, dl 155/2024 del ravvedimento speciale per i contribuenti Isa negli anni del Covid.
Enti non profit, recupero dell’Ici non pagata
Di Sergio Trovato
Recupero degli aiuti di Stato con limiti. Parte, infatti, il recupero dell’Ici non versata dagli enti ecclesiastici e enti non commerciali in generale che per l’Unione europea è stato ritenuto un aiuto di Stato. Gli enti interessati sono solo quelli che hanno presentato una dichiarazione Imu negli anni 2012 o 2013 da cui risulti un’imposta a debito superiore a 50.000 euro o che l’abbiano versata a seguito di accertamento da parte dei comuni. Il versamento, però, non deve essere effettuato se dal 2006 al 2011 non sono state superate le soglie di aiuto previste dalle norme europee, all’epoca vigenti, o se l’ammontare soddisfa i requisiti stabiliti da un regolamento europeo che dichiara alcune categorie di aiuti compatibili con il mercato interno. Lo prevede una norma del decreto cosiddetto “Salva infrazioni” (131/2024), inserita in sede di conversione in legge, che disciplina le procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano.
Ici del no profit, oggi il primo ok ai recuperi col freno tirato.
Di Carmine Fotina e Gianni Trovati
Nell’assenza di un censimento sugli utilizzi degli immobili a quel tempo da parte degli enti non commerciali, per capire quando ospitavano attività commerciali e quindi tassabili, la norma non può che affidarsi a una nuova auto-dichiarazione. Il nuovo obbligo escluderà molti dei potenziali interessati. Perché per essere coinvolti occorrerà vantare un debito da almeno 50mila euro annui, certificato da una dichiarazione presentata nel 2012 o nel 2013 o da un atto di accertamento da parte del Comune. Entrambi i casi sono parecchio improbabili: perché il termine della prima dichiarazione Imu per gli enti non commerciali è scaduto il 30 novembre 2014, ed è difficile pensare che in molti si siano presentati all’appuntamento con un almeno un anno di anticipo. Altrettanto rari, poi, sono gli accertamenti avviati dai Comuni, che sarebbero andati in contrasto con le istruzioni ministeriali dell’epoca. Anche per questo la norma non si avventura in previsioni di gettito, che riguarderebbe peraltro i bilanci locali, ma arriva anzi a premurarsi di assicurare con la formula di rito che «dall’applicazione della presente disposizione non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». Perché è evidente che larga parte dell’Imu non pagata, circa 4,5 miliardi secondo stime mai accompagnate da timbri ufficiali, è da considerarsi persa per sempre. Con buona pace anche delle richieste Ue
Statuto del contribuente, gli aspetti applicativi secondo Assonime.
Di Filippo Caruso e Claudio Sabbatini
Con la circolare 30 settembre 2024, n. 18 Assonime propone delle considerazioni su alcuni aspetti di particolare interesse emergenti dalla nuova formulazione delle norme dello Statuto. Nella tavola che segue segnaliamo alcune di queste riflessioni e criticità elaborate da Assonime, sulla base degli articoli della legge 212/2000