L’aggiornamento delle tariffe Cup per il 2025. Cin rinviato a gennaio ‘25-
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L’aggiornamento delle tariffe Cup per il 2025
A distanza di quattro anni dall’introduzione del canone unico patrimoniale (Cup), molti enti locali stanno valutando l’ipotesi di aumentare le tariffe dedicate alle occupazioni di suolo pubblico e alle iniziative pubblicitarie. Non tanto mossi dall’esigenza di rivedere gli importi dedicati ad alcune fattispecie particolari, piuttosto per ipotizzare un aumento generalizzato da operare sulla tariffa base e di conseguenza a cascata su tutto l’impianto tariffario costruito nell’ormai lontano 2021 con applicazione di coefficienti moltiplicatori o variazioni percentuali. Ma questa forma generalizzata di aumento, magari parametrata alla variazione Istat maturata nel corso dei primi anni di applicazione del canone, è davvero legittima? Possono gli enti territoriali variare il gettito atteso dell’entrata? Una domanda di stretta attualità che molti amministratori si stanno ponendo in questo periodo dedicato alla preparazione dei bilanci di previsione 2025.
Eppure recente giurisprudenza si è espressa nella direzione che vuole considerare comunque indisponibile la modifica del gettito. Ci riferiamo alla posizione recentemente assunta dal Consiglio di Stato, secondo il quale le modifiche tariffarie, pure ammesse, non devono incrementare il totale del gettito dei tributi e canoni soppressi. Nella sentenza della sezione settima del Consiglio di Stato n. 5632 del 26/6/2024 è stata presa in esame la legittimità per un ente territoriale (il Comune di Brescia) di prevedere nel proprio Regolamento, una differenziazione del canone unico in relazione alla tipologia e alla ubicazione di un impianto pubblicitario, oltre che alla sua superficie, seguendo quindi un’impostazione che vede incidere sulla tariffa applicata diversi elementi legati alla visibilità del messaggio diffuso.
Tuttavia, la portata della disposizione contenuta nel comma 817 oggi, a parere di chi scrive, dovrebbe essere legata solo al criterio di trasformazione dai precedenti prelievi e letta nell’ottica di mantenere quel solco tracciato nel 2021, aggiornato con tutte le deviazioni possibili dettate dagli eventi e dalla disciplina regolamentare. Dopodiché, le scelte degli enti territoriali sono e saranno sempre condizionate dalle peculiarità del proprio territorio, dell’andamento economico, dall’aumento del costo della vita e dalle politiche adottate dalla pubblica amministrazione che perseguirà gli interessi della propria collettività e la tutela del proprio territorio, anche con manovre tariffarie che incideranno sul gettito Cup.
Cin rinviato a gennaio ‘25
Cin e affitti brevi, il ministero del Turismo rinvia il termine al primo gennaio 2025, ma la palla resta in mano alle regioni. Ieri il ministero guidato da Daniela Santanchè ha annunciato il posticipo di ulteriori due mesi, rispetto all’inizio di novembre, del termine utile per acquisire il Codice identificativo nazionale (Cin) ai fini dell’iscrizione alla Banca dati delle strutture ricettive (Bdsr). L’obiettivo è quello di creare un registro unico nazionale in linea con quanto previsto dal Regolamento (UE) 2024/1028 per la raccolta e condivisione dei dati sui servizi di locazione di alloggi a breve termine. Una proroga che si è vista necessaria “per garantire una transizione più efficace e supportare le imprese nel passaggio alle nuove disposizioni”, ha spiegato in una nota il ministro Santanchè, “anche al fine di evitare di incorre in sanzioni come previsto dalla riforma”